«Quando non era impegnato con la gente, e si trattava di pochissimo tempo, o ristorava il corpo con il necessario sostentamento o l'anima con la lettura. Nel leggere scorreva le pagine con gli occhi e la mente era intenta a penetrarne il senso, mentre la voce e la lingua riposavano. Spesso, entrando - a nessuno infatti si impediva l'ingresso e non si usava farsi annunciare - l’abbiamo visto leggere in silenzio, mai diversamente. Sedevamo stando a lungo zitti, perché chi avrebbe osato turbarne la concentrazione? Quindi ci allontanavamo, pensando che non avrebbe voluto essere distratto in quel poco tempo che aveva a disposizione per restituire alla mente ristoro e vacanza dallo strepito degli affari altrui» (Agostino, Le Confessioni VI,3,3).